La cosa che la signora Ada desiderava più di tutto era andare in pensione. Faceva un lavoro piuttosto pesante che la portava via di casa dalla mattina alla sera. Ed ogni mattina uscendo di casa guardava il suo giardinetto e pensava: ” quanto sarebbe stato bello poter rimanere li a togliere erbacce, a piantare fiori e ogni tanto a sedersi e guardare il cielo”. Aveva anche tanti piccoli desideri che aspettavano proprio la pensione per esaudirsi, tipo ricamare, dipingere, fare un puzzle di almeno 1000 pezzi, cose così dunque.
Ma la tanto sospirata pensione sembrava allontanarsi sempre come un miraggio. A 60 anni aspettava con ansia i 62 per poter finalmente mettersi a riposo, ma una brutta mattina arrivò una notizia che la sconvolse, ci volevano almeno altri 5 anni per riuscire ad andare in pensione. Negli anni a venire questo si è allungato di 3 mesi in 3 mesi e adesso alla soglia dei 65 , scoprì che ancora ci volevano 2 anni.
Era un pò sfiduciata la nostra signora Ada, ma era sempre stata una donna forte, quindi guardò avanti sperando che quei benedetti 2 anni passassero alla svelta.
Una mattina però tutto cambiò all’improvviso. Si svegliò molto presto, due ore prima che suonasse la sveglia, che era giorno di lavoro anche se era sabato. La svegliò un dolore lancinante allo stomaco. Dal suo compagno si fece portare un antidolorifico perché non ce la faceva neanche ad alzarsi. Un pochino fece effetto e provò a rimettersi a letto, ma dopo poco ritornò più forte di prima.
A questo punto l’unica opzione era andare di corsa in ospedale, quindi chiamare un’ambulanza e farsi portare li.
Solita lunghissima attesa, con un dolore quasi insopportabile anche se un’infermiera le aveva messo una flebo di antidolorifico. Intanto pensava la nostra signora Ada, che il dolore era parecchio forte e non capiva neanche bene da dove avesse origine, ma si irradiava in tutto il busto. Sicuramente saranno calcoli, si dice che il dolore sia il peggiore in assoluto.
Ma quando finalmente dopo svariate ore, si decisero a fare qualche accertamento, si accorsero subito che non era una cosa da prendere alla leggera. Quindi esami su esami, radiografie, tac ecc ecc. Dopo un paio di ore la ricoverano il reparto e le dicono che la devono operare d’urgenza.
Tralasciamo a questo punto tutte le traversie che la povera signora Ada dovette affrontare, l’operazione che si è rivelata più grande le previsto, la degenza di tanti giorni, la convalescenza. E il verdetto finale, purtroppo tumore maligno, per fortuna curabile.
Beh dopo tutto questo e dopo un mese e mezzo da questi fatti, la signora Ada era finalmente in pensione. Pensione di invalidità, per iniziare, ma poi visto che l’operazione la lasciava invalida al 100% si aggiungeva anche un’altra pensione che le ha permesso di ricevere mensilmente quasi quello che guadagnava lavorando.
E adesso? Sono passati quasi due anni da quella tragica mattina. Adesso potete trovare la signora Ada nel suo piccolo giardino dove tutto è curato e bello, che dipinge una natura morta, o fa un maglioncino ai ferri per il nipotino e ogni tanto posa il lavoro a maglia o il pennello e guarda il cielo.
Spero di andarci senza tumore
Anche la signora Ada, per lei comunque è ancora difficile, ma pensa positivo
Cara mi costa, questa pensione!
Esatto…